top of page
Claudio Foti logo

PSICOTERAPIA DEI SEX OFFENDER E CURA DELLE EMOZIONI - RECUPERARE I CATTIVI, MA NOI SIAMO VERAMENTE BUONI?

Immagine del redattore: Claudio FotiClaudio Foti

PSICOTERAPIA DEI SEX OFFENDER E CURA DELLE EMOZIONI

a cura di Claudio Foti e di Simona Iacoella

Sie editore, 2012


RECUPERARE I CATTIVI, MA NOI SIAMO VERAMENTE BUONI?

a cura di Claudio Foti

Sie editore, 2015



Il carcere toglie la libertà, ma non può sottrare ai detenuti la libertà di vivere le proprie emozioni e la possibilità di utilizzare la vita carceraria per migliorare le competenze emotive e comunicative.


L’esperienza dei gruppi di alfabetizzazione emotiva in carcere dimostra che è possibile portare avanti un lavoro di consapevolezza fra i detenuti che si sono macchiati di reati contro i minori a partire dalla fondamentale distinzione tra la persona e il reato. Avvicinare l’autore della violenza alla vita emotiva significa allontanarlo dalla cultura mafiosa e criminale per cui manifestare le emozioni potrebbe comportare una vergognosa caduta in una fragilità poco “virile” che va nascosta agli altri attraverso una maschera di durezza e di onnipotenza.


Cura del sex offender e cura del bambino abusato interagiscono. Prendersi cura dell’abusante significa innanzitutto prevenire le sue recidive che corrispondono a future potenziali violenze ai danni dei bambini.


Proporre l‘intelligenza emotiva in carcere significa dare una risposta costruttiva alla solitudine e alla crisi che la detenzione genera nelle persone recluse, per tentare un recupero psicologico, almeno di alcuni sex offender, per far comprendere loro la gravità della violenza compiuta. Proporre l‘intelligenza emotiva significa favorire un percorso di avvicinamento del singolo detenuto a se stesso, alla propria infanzia e agli altri componenti del gruppo, sulla base di una comunicazione autentica, e non più sulla base di tendenza a dominare ad essere dominati. Significa prospettare un passo nel cammino dall’alfabetizzazione emotiva al riconoscimento e all’elaborazione del reato.


L’indignazione e la pena dell’educatore , dello psicologo e dello psicoterapeuta verso i sex offender vanno integrate. Provare indignazione è indispensabile per poterli fermare. E fermare il loro crimine è la premessa della cura. Provare indignazione è necessario per non rischiare di farsi manipolare dalla pervicace tendenza del sex offender ad usare chiunque, compreso il terapeuta.


Provare pena d’altra parte è indispensabile per schierarsi fino in fondo dalla parte dell’infanzia. Dalla parte della piccola vittima, che è stata strumentalizzata ed umiliata dall’azione perversa dell’abusante, ma anche dalla parte dell’infanzia che un tempo venne negata al sex offender dall’ambiente, nel quale egli è cresciuto.

Comments


bottom of page