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PRENDERSI CURA DELLA SOFFERENZA DEI BAMBINI NON SIGNIFICA DENIGRARE I GENITORI

Immagine del redattore: Claudio FotiClaudio Foti

Il processo Angeli e Demoni rientra in un’offensiva politica e culturale per la difesa della famiglia naturale, della famiglia biologica, della famiglia idealizzata, da esaltare sempre e comunque a prescindere dai suoi reali comportamenti verso i figli, che non dovrebbero neppure essere verificati.

La strumentalizzazione del caso Bibbiano ha riproposto non già la difesa concreta della famiglia e delle famiglie reali nella loro specificità, non già l’attenzione ai bisogni sociali, economici e psicologici dei genitori in carne ossa, bensì la difesa dell’ideologia della famiglia, dell’intoccabilità della famiglia, la difesa ideologica dei legami di sangue contro la potenziale disponibilità affettiva della famiglia affidataria che può stabilire potenti e vantaggiosi legami di solidarietà con la famiglia originaria.

Con il processo Angeli e Demoni diventa un crimine tutelare i bambini in quanto tali, in quanto soggetti portatori di bisogni e di diritti specifici, soggetti indubbiamente e fortemente connessi alle loro famiglie, ma anche persone distinte dall’istituzione famiglia, cittadini minori sì, ma di pari dignità rispetto ai cittadini adulti, meritevoli di essere protetti da eventuali violenze, maltrattamenti e trascuratezze gravi da parte di chiunque e quindi anche da parte dei loro stessi genitori.

Se si analizzano gli interrogatori dei consulenti della Procura di Reggio nel processo in corso di svolgimento a Reggio Emilia del caso Bibbiano emerge come il castello accusatorio costruito in quella vicenda contro gli assistenti sociali e gli psicoterapeuti contiene l’accusa assurda che avrebbero denigrato i genitori dei bambini che avevano in cura. In tutto il mondo i terapeuti ascoltano vissuti e ricordi sofferti dei pazienti riguardanti i comportamenti dei genitori. L’impegno degli psicoterapeuti è quello di prendere sul serio questi vissuti e questi ricordi aiutandone l’elaborazione. Quest’impegno è doveroso ascolto, non è denigrazione della famiglia. I genitori possono e devono essere coinvolti, fin tanto che è possibile, in questo impegno di comprensione del più piccolo, in questa messa in discussione, potenzialmente vitale e trasformatrice per i figli e per gli stessi genitori. Ma non si può rinunciare all’ascolto e alla protezione dei bambini.


Sono stato processato e condannato (per fortuna assolto in Appello e in Cassazione) per il reato di ascolto dei bambini. Come se l’interesse a curare la sofferenza dei bambini si accompagnasse automaticamente ad un intento denigratorio verso i genitori. Questa accusa assurda e ingiusta pesa ancora sulla psicoterapeuta Nadia Bolognini e su altri operatori.

Simona Musco ha ben ricostruito un’udienza (18 luglio ’24) del processo in corso di svolgimento a Reggio Emilia sul caso Bibbiano, nella quale ha iniziato a frantumarsi l’idea in base a cui la terapia del trauma equivarrebbe alla denigrazione dei genitori: “Bibbiano, nessuna traccia degli insulti ai genitori. La psicoterapeuta Bolognini alla bambina: «È bello che tu voglia rivedere i tuoi genitori».

Nell’interrogatorio della consulente Francia, scrive la Musco, “l’avvocato Bauccio è riuscito a far ammettere alla consulente che alcune delle frasi che per mesi hanno tenuto banco sui giornali - la presunta denigrazione dei genitori da parte della psicoterapeuta - in realtà non sarebbero mai state pronunciate(…. ). Emerge come la dott.ssa Francia, consulente della Procura abbia “sottolineato ancora una volta che l’allontanamento da una famiglia produce più danni dell’abuso. E quindi anche di fronte ad una «penetrazione digitale», come nel caso di una delle minori, considerata dalla legge a tutti gli effetti un abuso, la cosa peggiore rimarrebbe ne l’allontanamento.” https://www.ildubbio.news/giustizia/bibbiano-nessuna-traccia-degli-insulti-ai-genitori-p42gmbng

Si deve quindi concludere che nel lavoro peritale dei consulenti della Procura sia stato ampiamente presente il tema della difesa ideologica della famiglia.

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